
Fecondazione in vitro (FIVET)
Conosciuta anche con la sigla FIVET, la fecondazione in vitro è una metodica di II livello.
Essa prevede la stimolazione dell’ovaio, l’aspirazione dei follicoli ovarici, la raccolta degli ovociti e la realizzazione, in laboratorio, dell’incontro tra i suddetti ovociti e gli spermatozoi del partner preventivamente raccolti e preparati, al fine favorire il concepimento.
Diversamente da quanto accade con l’inseminazione intrauterina, nella FIVET la fecondazione avviene al di fuori dell’utero, motivo per cui si definisce “in vitro” (volgarmente “in provetta”, “in laboratorio”).
Successivamente, dopo specifici passaggi (ovvero dopo la formazione dell’embrione), avviene il trasferimento in utero, il quale dà avvio alla normale gravidanza.
1) La stimolazione ovarica
Dopo la prima visita, diretta a valutare l’esistenza di una problematica di fertilità e la scelta della FIVET come tecnica ad hoc per ottenere una gravidanza, il primo step di questa procedura consiste nella stimolazione ovarica. La donna, normalmente, produce un ovulo ogni mese, ma per aumentare le probabilità di una gravidanza durante questa procedura viene utilizzato un trattamento ormonale, dalla durata variabile di 10-15 giorni, che ha lo scopo di consentire una crescita follicolare multipla. Occorre precisare come la stimolazione ovarica non abbia un protocollo standard valido per tutte le pazienti, ma sia necessario valutare caso per caso i farmaci e le tempistiche di somministrazione più adeguate rispetto ad ogni donna. Lo sviluppo follicolare viene monitorato in maniera costante mediante una serie di ecografie e prelievi del sangue. Questi controlli consentono una modulazione, in corso d’opera, del dosaggio farmacologico . I farmaci utilizzati ai fini della stimolazione ovarica sono le gonadotropine ed in particolare l’hMG, l’uFSh, l’rFsh e l’rLh.
Nel momento in cui i follicoli raggiungono dimensioni considerate adeguate viene somministrato un ormone hCG per sollecitare la maturazione degli ovuli. Normalmente il prelievo si svolge 36 ore dopo quest’ultima somministrazione. Occorre precisare come la procedura di stimolazione ovarica sia del tutto indolore e priva di effetti collaterali.


2) Il pick-up
Quando gli ovociti hanno raggiunto un adeguato livello di maturazione, si procede alla seconda fase che consiste nel prelievo ovocitario, anche definito pick-up. In questa fase la paziente è sottoposta ad una blanda anestesia e il prelievo viene effettuato, sotto costante monitoraggio ecografico, attraverso un minuscolo ago che raggiungerà le ovaie per via transvaginale.
3) La raccolta del liquido seminale e la fecondazione in vitro
Contestualmente al pick-up, si procede anche alla raccolta del liquido seminale. Generalmente viene utilizzato lo sperma del partner maschile della coppia, ma qualora sussistano problemi come azoospermia o astenospermia (rispettivamente: assenza di spermatozoi nell’eiaculato o ridotta motilità degli stessi) si può ricorrere allo sperma di un donatore. Dopo il prelievo, vengono selezionati dai tecnici gli spermatozoi che si caratterizzano per una migliore qualità. Dopo i rispettivi prelievi si procede alla fecondazione vera e propria. Gli ovuli vengono posizionati su una piastra di coltura e circondati da un numero di spermatozoi che oscilla fra i 100.000 e i 500.000 per un lasso di tempo non inferiore alle 12 ore. A differenza della ICSI, nella quale gli spermatozoi vengono iniettati negli ovociti direttamente mediante una microiniezione, nella FIVET i primi vengono messi a contatto con i secondi, in attesa di una fecondazione spontanea e non guidata.


4) La coltura embrionaria e transfer dell’embrione
Una volta avvenuta la fecondazione dell’ovocita si passa al monitoraggio della crescita dell’embrione. Normalmente, dopo 72 ore, si verifica una divisione ad 8 cellule e dal quarto giorno queste si compattano dando origine alla morula. Intorno al sesto giorno quest’ultima raggiunge lo stadio di blastocisti. Il transfer dell’embrione nell’utero può essere effettuato in un lasso di tempo che varia dopo i 2-3 giorni dall’inseminazione fino ai 5-6 giorni allo stadio di blastocisti. Per effettuare il trasferimento nell’utero è, inoltre, necessario effettuare una preparazione che assicuri un adeguato spessore dell’endometrio. Il transfer viene effettuato mediante una cannula che consente il trasferimento del miglior embrione nell’utero. Occorre precisare come questa procedura non richieda l’utilizzo di anestesia.
5) La vitrificazione degli embrioni restanti
Una volta realizzato il transfer sarà possibile procedere al congelamento degli embrioni ottenuti che non sono stati trasferiti. In questo modo sarà possibile utilizzare gli stessi qualora si intenda ottenere una nuova gravidanza. Il vantaggio essenziale della tecnica di vitrificazione consiste nel fatto che, utilizzando gli embrioni congelati, è possibile effettuare una fecondazione in vitro senza la necessità di procedere alla stimolazione ovarica.
